Sviluppo sostenibile e Agenda 2030

Report 2022

Risultati dell’indagine svolta nel triennio 2019-2021 su oltre 2500 imprese

Nel 2019 la Regione Emilia-Romagna ha avviato un progetto di rilevazione del profilo di sostenibilità delle imprese che beneficiano dei contributi concessi attraverso i bandi della Direzione Generale Conoscenza, Ricerca, Lavoro, Imprese. Il sistema, realizzato in collaborazione in collaborazione con l’Università di Bologna, si basa sulla somministrazione di un questionario (pdf61.89 KB) che rileva l’approccio delle imprese rispetto ai temi della sostenibilità, con l’obiettivo di migliorare gli strumenti di supporto alla transizione ecologica del sistema produttivo regionale. L’azione persegue gli obiettivi definiti dal Patto per il lavoro e per il clima e nella Strategia regionale Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che, in coerenza con le finalità della nuova programmazione europea 2021-2027, richiede sempre di più alle imprese di coniugare performance economica con sostenibilità sociale e ambientale, perseguendo un modello sostenibile di produzione e consumo.
Lo studio, condotto su oltre 2500 imprese tra il 2019 e il 2021, rileva che il 58% delle aziende che hanno avuto accesso a contributi regionali negli ultimi tre anni si colloca in una fase ancora iniziale del percorso, il 35% si attesta su un profilo intermedio, dichiarando di avere già in corso diverse azioni correlate agli obiettivi di sostenibilità, e solo il 7% esprime un profilo avanzato e una strategia complessiva capace di integrare obiettivi sociali e ambientali. Tra i partecipanti al Premio Innovatori Responsabili, il 42% mostra un livello elevato di sostenibilità, il 56% si attesta su valori intermedi e il 12% risulta ancora all’inizio del percorso.

La dimensione incide in modo significativo sulla capacità dell’impresa di mettere in atto processi di sostenibilità: tra le imprese più grandi, molte sono già orientate verso innovazioni e investimenti coerenti con i criteri ESG e possono quindi assumere un ruolo importante per orientare il mercato e incidere sulla catena dei subfornitori, stimolando anche le imprese meno strutturate.

L’analisi integrata di sostenibilità realizzata dall’Università di Bologna prende in considerazione anche dati economico/finanziari ed evidenzia la propensione delle diverse attività nei confronti dei tre pilastri della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. I dati rilevano trend analoghi rispetto alle tre dimensioni per le aziende manifatturiere, che mostrano un maggiore avanzamento sul piano della sostenibilità sociale rispetto a quella ecologica. Risultano infatti più diffusi interventi di welfare aziendale e di relazione con il territorio, mentre sono ancora limitati gli interventi orientati all’economia circolare, al risparmio delle risorse naturali e alla mobilità sostenibile delle merci.

L’investimento nell’innovazione sostenibile è ancora visto dalla maggioranza delle imprese come un costo in conflitto con altre priorità di investimento e il 70% degli intervistati ritiene fondamentali gli incentivi pubblici, in particolare per sostenere la transizione delle PMI e delle microimprese.

Per la sostenibilità ambientale, le principali sfide riguardano la riduzione dei consumi di materie prime e di energia di fonti fossili, l’efficientamento dei sistemi di logistica e il trasporto sostenibile delle merci, interventi per il risparmio idrico e il recupero delle acque. Azioni che richiedono decisi investimenti nell’ecodesign, una pratica ancora poco sviluppata tra le imprese, che richiede una pluralità di competenze e un approccio collaborativo per ridisegnare i prodotti in un’ottica di economia circolare e di filiera corta e rafforzare la cultura manageriale.

A livello sociale, le imprese mostrano buone capacità di relazione con le comunità locali, ma risultano ancora poco sviluppati gli strumenti per la trasparenza e dialogo con clienti e consumatori. Gli interventi di welfare aziendale sono diffusi e articolati nelle imprese medio-grandi, talvolta supportati anche dalla contrattazione nazionale e integrativa, ma occorre incentivare forme di welfare di comunità, per ridurre le forti disuguaglianze tra lavoratori che operano in settori diversi, con particolare nelle micro-imprese e nei servizi.

La rilevazione ha permesso inoltre di approfondire la partecipazione femminile e giovanile nelle imprese che accedono alle diverse misure di sostegno, evidenziando che la presenza si concentra soprattutto nelle attività professionali e nei servizi, in particolare nei settori del commercio e del turismo, mentre scende sensibilmente nelle imprese che hanno partecipato ai bandi per il sostegno alla ricerca, all’export, innovazione e investimenti produttivi.
Emerge quindi la necessità di superare stereotipi culturali nell’orientamento scolastico e favorire il ricambio generazionale, sensibilizzando in particolare le imprese che operano nel manifatturiero e nei settori più innovativi.

Alle risultanze del rapporto è stato dedicato un webinar che si è tenuto il 12 luglio 2022, in diretta streaming sul canale YouTube della Regione.

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ultima modifica 2024-01-25T15:23:58+01:00
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