Expo 2025, imprese e Terzo settore dell'Emilia-Romagna sul palcoscenico globale
La quarta giornata della settimana a Expo Osaka 2025 per la Regione Emilia-Romagna ha visto il debutto internazionale del Terzo settore che si è presentato al proscenio internazionale forte di 11.267 enti, circa 246mila volontari, più di 72mila lavoratori impiegati, in un sistema produttivo che enumera un export in crescita del +2,7% e un saldo commerciale positivo di 1,8 miliardi di euro nel 2024.
Mentre a Tokyo il presidente della Regione Michele de Pascale incontrava l’ambasciatore d’Italia in Giappone, Gianluigi Benedetti per un colloquio dedicato allo stato delle relazioni bilaterali, agli scambi economici e culturali e alle prospettive future del rapporto tra l’Emilia-Romagna e il Paese del Sol Levante; a Osaka i riflettori erano accesi sulle imprese e le filiere al centro dell’incontro "Opportunità di mercato per le imprese emiliano-romagnole", promosso dalla Regione, con la partecipazione del vicepresidente della Regione con delega allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, del direttore dell’Ice di Tokyo, l’Italian trade agency, Giampaolo Bruno, e del segretario generale della Camera di Commercio italiana in Giappone, Davide Fantoni.
"Dopo un ottimo 2024 con il mercato giapponese e asiatico aperto a nuovi prodotti, soprattutto alimentari e agricoli di alta qualità, e l’Emilia-Romagna protagonista, nei primi mesi del 2025, nella nostra regione come nel resto del mondo, sta pesando l’insicurezza della catena produttiva innescata dai dazi”, ha sottolineato il vicepresidente, con delega allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla. “Un quadro che andrà analizzato a fine anno per capire le dinamiche innescate e i correttivi possibili. Abbiamo già investito decine di milioni per sostenere le pmi nell’export e continueremo comunque a sostenere tutte le nostre filiere e a puntare sull’attrazione di capitali esteri, i pilastri su cui vogliamo costruire la crescita dell’Emilia-Romagna nei mercati globali".
Nel 2024 le vendite verso il Giappone hanno registrato un incremento del +2,7%, superiore alla media complessiva dell’export emiliano-romagnolo (+2,5%). Performance particolarmente significative sono arrivate dall’agroalimentare, dal tabacco e dall’automotive con forti potenzialità di crescita nel comparto della moda. L’interscambio ha portato il saldo commerciale a 1,8 miliardi di euro, quasi la metà di quello nazionale, segno di una domanda stabile e in espansione per i prodotti regionali.
A supporto di questa traiettoria, l’ecosistema produttivo può contare su esperienze come Muner – Motor Valley University of Emilia-Romagna, nata nel 2017 dall’alleanza tra università e aziende della Motor Valley. Con corsi magistrali in inglese e un approccio legato al ‘learning by doing’, Muner forma nuovi talenti destinati a lavorare con imprese a partire da Lamborghini, Ferrari, Maserati e Ducati, rafforzando la competitività del comparto e proiettando la regione nelle sfide della mobilità del futuro.
Accanto alla Muner, la FoodER - Food University of Emilia-Romagna, con sede all’Università di Parma che, sotto l’egida della Regione che la sostiene, si è costituita con 18 soci fondatori: tutti gli atenei emiliano-romagnoli e un gruppo di imprese ed enti di ricerca del settore agroalimentare. Con l’obiettivo di mettere in valore il patrimonio rappresentato dalla Food Valley emiliano-romagnola, col record europeo di prodotti Dop e Igp e aziende note in tutto il mondo per la capacità di coniugare tradizione e innovazione, ed elevati standard di qualità e sicurezza alimentare.
Expo Osaka 2025 ha segnato anche la prima volta su una scena internazionale del Terzo settore emiliano-romagnolo, con l’incontro "Il Terzo settore nella società del futuro", curato dal Forum regionale. Non solo presidio di assistenza, ma anche motore di servizi di prossimità e di coesione sociale: è questa la fotografia emersa dalla ricerca sull’impatto sociale del Terzo settore, illustrata in Giappone. I dati ne confermano la forza e la diffusione: 11.267 enti (l’8,2% del totale nazionale), circa 246mila volontari, 72mila lavoratori impiegati con l’Emilia-Romagna ai primi posti anche per la produttività: il valore medio per addetto nelle imprese sociali supera i 37.500 euro, e tre province - Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini - figurano tra le prime dieci in Italia.
"Quando funziona bene, il Terzo settore non solo sostiene chi è in difficoltà, ma alza la qualità della vita per tutti, rendendo le comunità più inclusive e vitali", ha affermato il vicepresidente Colla. "È un pilastro per ridurre le disuguaglianze, generare innovazione dal basso e valorizzare la partecipazione delle cittadine e dei cittadini, come conferma l’indagine presentata a Osaka".
La ricerca ha messo in luce anche la varietà dei campi in cui opera il Terzo settore regionale: dal trasporto di persone malate alla raccolta di sangue, dalla gestione di servizi sociosanitari per anziani e persone con disabilità alle attività educative per bambini e ragazzi, fino alle iniziative culturali e ricreative nei centri sociali e nei circoli. Un ruolo importante è svolto anche nello sport dilettantistico, gestito quasi interamente da associazioni del non profit, e nei progetti di contrasto alla povertà, inclusione sociale, promozione dei diritti umani e civili, oltre che nelle attività di volontariato civico, servizio civile e tutela ambientale.
L’incontro ha infine messo a confronto esperienze italiane e giapponesi, con gli interventi di Riccardo Breviglieri, direttore del Forum Terzo settore; Alberto Alberani, portavoce del Forum regionale; Marisa Anconelli, presidente di Iress Bologna; Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale; e Masayuki Sasaki, professore emerito dell’Osaka City University.
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