Expo 2025, tre prospettive in dialogo
Trascrizione
Il futuro può nascere da un incontro, da un dialogo capace di unire culture, esperienze e visioni diverse. All’Expo di Osaka, l’Emilia-Romagna porta con sé la forza delle sue imprese, grandi e piccole, la creatività che muove l’industria e il valore di una cooperazione che costruisce comunità. Qui, nel confronto con il Giappone, si intrecciano sapere artigiano e tecnologia avanzata, metodo e immaginazione, innovazione e solidarietà. È da questi fili che prende forma una visione comune: quella di un’economia che cresce restando umana, di un futuro condiviso e possibile.
L’Expo è da sempre un immenso spazio di incontro. Qui, territori lontani si riconoscono e si raccontano, intrecciando visioni, esperienze e strategie. Qui le relazioni prendono forma e nascono ponti tra economie e culture diverse. Qui nascono collaborazioni e solide relazioni.
In questo fertile contesto si è svolto il convegno “Emilia-Romagna, Prefettura di Ibaraki e Prefettura di Osaka guardano al futuro”, che ha riunito istituzioni, imprese e associazioni in un dialogo aperto e proiettato al futuro.
L’incontro è stato un momento per definire nuove traiettorie di sviluppo e per rafforzare la collaborazione con il Giappone, partner che condivide sfide comuni e una profonda vocazione all’innovazione. Soprattutto si è voluto mettere al centro una questione cruciale: come economie locali solide, radicate nella loro storia, possano aprirsi al futuro in un contesto mondiale in continua evoluzione. Sostenibilità ambientale e sociale, innovazione tecnologica, intelligenza artificiale e robotica sono solo alcuni dei fattori che oggi ridisegnano la manifattura, l’impresa e i servizi.
Il convegno ha rappresentato l’occasione per un confronto di alto livello su questi temi e per avviare, tra Emilia-Romagna e Giappone, una collaborazione capace di unire e valorizzare esperienze diverse ma complementari. Cominciamo dal considerare quello che è il tessuto più diffuso e vitale: le micro e piccole imprese, le prime che riescono a intercettare con rapidità i cambiamenti, e che possono trasformarli in opportunità. Ce lo racconta Paolo Cavini, presidente di CNA Emilia-Romagna.
“Le piccole e medie imprese, ma soprattutto le micro, possono sicuramente affrontare questo percorso che oggi a Osaka è iniziato, diciamo così, per le nostre imprese, ma è la voglia, l’obiettivo di raggiungere obiettivi nuovi, quindi cercare nuovi mercati. Quindi anche la piccola e micro-impresa è sicuramente pronta ad affrontare questa sfida. Una sfida che impone dei cambiamenti importanti per loro, e cioè quelli dell’intelligenza artificiale e della robotica, ma con la voglia di fare e il saper fare che le nostre imprese in questi ultimi 80 anni hanno dimostrato, sicuramente affronteremo anche questa sfida e la vinceremo come abbiamo sempre vinto. È chiaro che il contesto geopolitico internazionale non è dalla nostra parte, ma siamo fiduciosi e quindi noi guardiamo sempre il bicchiere mezzo pieno. Le nostre imprese sicuramente avranno il carisma per riuscire a arrivare all’obiettivo”.
L’ottimismo del presidente Cavini si fonda sulla capacità e sul carisma delle imprese dell’Emilia-Romagna nell’affrontare la trasformazione tecnologica con il loro “saper fare”. Una creatività che ritroviamo anche nelle grandi imprese, in quanto tratto identitario e distintivo del tessuto imprenditoriale. Così è naturale chiedersi: come mantenere la leadership industriale in un contesto competitivo internazionale? Su questo interviene Alessandro Curti, delegato della Presidenza di Confindustria Emilia-Romagna, che ci parla della sfida industriale e del dialogo con il Giappone come occasione per integrare creatività e metodo.
“Io credo che si debba semplicemente cercare di mantenere quelle che sono le caratteristiche della nostra industria. La nostra è un’industria comunque d’eccellenza, d’avanguardia, ha molti lati in comune col Giappone. Probabilmente noi abbiamo un po’ meno capacità di vendere e di organizzarci, come dicevo poco fa, però possiamo sicuramente collaborare perché siamo capaci di fare le cose che fanno loro, in certi casi siamo anche migliori. D’altra parte, loro sono migliori in altre costruzioni che fanno e da un punto di vista tecnologico proprio quella che è la creatività, credo che noi siamo più avanti. Loro, dal punto di vista del metodo, riescono a realizzare oggetti, tecnologie con più efficienza rispetto a noi. Quindi può essere un’ottima integrazione. Siamo il classico made in Italy a cui si aggiunge assolutamente. Noi abbiamo questa caratteristica, non possiamo pensare di stravolgerla, poi fra l’altro nel giro di quanto tempo? Ci vogliono 50 anni per cambiare. Adesso gli americani vogliono riportare le produzioni negli Stati Uniti, ma come fai a formare le persone? Ci vogliono anni, anni, decenni di esperienza. Un trasferimento culturale. Ci vuole la cultura, la cultura si mette insieme. Noi partiamo da molto lontano, poi ce lo siamo dimenticati che siamo partiti dal Rinascimento. È questo fatto che pensiamo sempre al futuro, no? Dobbiamo pensare al futuro, ma dobbiamo pensare al futuro pensando però a quello che è stata la nostra storia, quelle che sono le basi. In questo l’esposizione tra il, diciamo, l’antico, la storia artistica e culturale italiana e la tecnologia dell’Emilia-Romagna è un testimonial. È corretto farlo, non bisogna però, come dire, dormire troppo sugli allori, perché parliamo comunque di 1600 anni fa. Quindi dobbiamo pensare che le cose sono cambiate.”
Mentre Curti mette in luce la lunga tradizione industriale che affonda le sue radici nel Rinascimento proiettando i suoi rami fino all’avanguardia tecnologica, la società mostra nuovi bisogni e necessità legate all’invecchiamento demografico, alla necessità di un welfare diffuso e a quella che possiamo chiamare innovazione sociale. Una risposta a questo viene dal mondo della cooperazione che da sempre innerva in modo esemplare il territorio regionale coniugando economia e comunità. Daniele Montroni, presidente di Legacoop Emilia-Romagna, risponde all’appello, sottolineando il ruolo della cooperazione, tanto nell’agroalimentare quanto nei servizi sociali, in un dialogo stretto con il Giappone.
“È un ruolo molto importante, noi abbiamo una relazione storica con la cooperazione giapponese, in particolare su due settori: quello agroalimentare e quello del consumo. Due settori che comportano una sfida e un carico di innovazione particolarmente significativa. E qui si possono sviluppare relazioni molto importanti e credo che da questa visita possa uscire una possibilità molto forte di collaborazione. Se penso all’agroalimentare, ci sono molti prodotti che noi esportiamo. E poi c’è un altro tema che condividiamo che è l’invecchiamento della popolazione. Il Giappone e l’Italia sono i due paesi più vecchi del mondo e qui c’è una collaborazione che possiamo sviluppare, che stiamo provando a sviluppare, che riguarda come l’economia sociale può essere un pilastro per sopportare il pubblico nel rispondere a questo bisogno crescente. Noi abbiamo una forza della cooperazione sociale, eh il Giappone sta sviluppando tecnologie, in modo particolare nella robotica, credo che da questo incontro, da questo confronto, possano uscire risposte molto importanti per le nostre società.”
Il carisma della micro-impresa, la creatività millenaria del saper fare industriale e la capacità di tessitura sociale della cooperazione si fondono in una visione comune: un’Emilia-Romagna che sa guardare lontano senza perdere le proprie radici, pronta a dialogare con il Giappone e con il mondo intero.
Osaka è solo il punto di partenza. Qui si sono intrecciati i primi fili di una trama destinata a espandersi negli anni a venire, fatta di progetti condivisi, tecnologie innovative e nuove forme di welfare. Una trama che, passo dopo passo, potrà diventare il tessuto di un futuro più inclusivo, creativo e solidale.