Expo 2025, Emilia-Romagna e mercato giapponese
Trascrizione
Standard qualitativi estremamente elevati, tolleranza nulla verso i difetti e le imperfezioni. E ancora rispetto degli impegni e delle scadenze, relazioni durature e solide, alto valore della comunicazione non verbale. È questo il mercato in Giappone e nessuno che venga da fuori ha spazio se non rispettando questi e altri aspetti di un galateo commerciale di primo ordine.
Lo abbiamo scoperto durante i convegni che l’Emilia-Romagna ha organizzato in occasione della sua presenza all’Expo di Osaka. Un atto di coraggio di una Regione che sa di avere le carte giuste per affrontare quel mercato. Quali sono i punti fermi da rispettare? Lo scopriamo subito grazie a due contributi estremamente significativi.
Il Giappone è uno dei mercati più complessi e maturi al mondo, con i suoi consumatori molto esigenti e attenti alla qualità, all’affidabilità e alla funzionalità dei prodotti, a cui si aggiunge la peculiarità nipponica del culto della fiducia, su cui basano ogni tipo di relazione. E così è anche negli affari dove occorrono puntualità e fiducia; costanza e rispetto delle regole locali. In questo contesto il Made in Italy conserva il suo prestigio in Giappone, ma questo non basta più. Oggi occorre scorgere dietro l’etichetta del prodotto italiano, l’autenticità dell’artigianalità che metta insieme innovazione, tradizione e funzionalità.
Tutto questo l’abbiamo ascoltato durante il convegno "Opportunità di mercato per le imprese emiliano-romagnole" che si è svolto a Osaka, nel Padiglione Italia, durante la settimana di Expo 2025 dedicata all’Emilia-Romagna. Qui, il direttore della Camera di Commercio italiana in Giappone Davide Fantoni ha sottolineato come oggi la definizione di “italiano” per un prodotto non è più necessaria e sufficiente. Occorre invece concentrare l’attenzione verso la funzionalità, l’innovazione e la praticità dei prodotti. E su questo terreno di gioco l’Emilia-Romagna sta giocando e può giocare ancora nel futuro un ruolo da top player internazionale capace di incontrare il Giappone nelle relazioni di mercato.
L’Italia e il Giappone si incontrano esattamente dove si devono incontrare, cioè a metà strada tra artigianalità italiana, molto apprezzata e capita dai giapponesi, e innovazione e tecnologia. Questo è un percorso che abbiamo intrapreso anche noi ultimamente, cioè quello di far capire ai giapponesi quanto l'Italia sia tecnologicamente avanzata e non ferma a modelli un po' troppo passati. Anche perché sta cambiando la visione che i giapponesi, che il consumatore giapponese ha del made in Italy. Quindi sta passando da un made in Italy a un made of, made by, made how. Quindi funzionalità, praticità del prodotto stanno prendendo il sopravvento sul semplice made in. La regione Emilia-Romagna è una regione molto presente in Giappone, da tutto il settore automobilistico, devo dire, che fa da portavoce della regione, ma anche ovviamente l'agroalimentare. Da qui poi a presentare le altre eccellenze, automazione, meccanica, ecc., il passo può essere più o meno breve, questo sta nella pazienza e capacità che il produttore italiano ha nell'approcciare con le dovute modalità e professionalità la controparte giapponese.
Quindi automotive e agroalimentare hanno già tracciato il solco. Lo step successivo sarà quello di introdurre nella terra del Sol Levante le altre eccellenze regionali. Gianpaolo Bruno, Direttore di ICE Tokyo, elenca le tre condizioni essenziali per affrontare con il giusto piglio il mercato giapponese: analisi, continuità e relazioni, perché in Giappone la credibilità e la fiducia sono la chiave di volta per ogni successo di lungo periodo.
Il primo asset, la prima categoria è l'analisi, l'analisi delle opportunità. Questo è un mercato complesso che va compreso, quindi va studiato molto attentamente al fine di poter percepire quali possano essere le opportunità all'interno della grande varietà di settori, di imprese, di prodotti che la regione esprime. Il secondo: la continuità. Quindi questo lo sta già sperimentando la regione, perché presente qui da molto tempo, anche con accordi strategici a monte, quindi con i vari interlocutori preferenziali, i quali possono essere università, centri di ricerca, enti, aziende. Questo è molto importante per cementare la parte relazionale. E quindi il terzo aspetto è sicuramente coltivare la parte relazionale, perché il Giappone è un paese con forte identità culturale dove contano molto le relazioni che si riescono a instaurare con gli interlocutori. Sulla base di queste relazioni si possono costruire rapporti di lungo periodo con un'elevata probabilità di successo.
Ai settori di punta dell’Emilia-Romagna: automotive e agroalimentare ora devono affiancarsi con la medesima forza meccanica e automazione, magari in un “pacchetto” di eccellenze che però deve sempre sapersi adattare alle esigenze locali. Non basta proporre un catalogo di prodotti: serve costruire un dialogo, capire la domanda e offrire soluzioni personalizzate, come sottolinea ancora il Direttore di ICE Tokyo Gianpaolo Bruno.
Tutto va localizzato, quindi il pacchetto può essere a volte autoreferenziale se non viene adattato a quello che sono le caratteristiche della domanda locale, delle opportunità di medio-lungo periodo che questa possa presentare. Quindi va studiato attentamente il processo di matchmaking, quindi capire l'azienda, il prodotto, il servizio offerto, quali opportunità e quali sfide deve affrontare per potersi proiettare con successo su questo mercato.
I contributi del direttore della Camera di Commercio italiana in Giappone Davide Fantoni e del Direttore di ICE Tokyo Gianpaolo Bruno lasciano un messaggio in bottiglia chiaro per i futuri esploratori della terra del Sol Levante: il mercato giapponese è ricco di opportunità ma è molto selettivo. Qui, l’Emilia-Romagna con la ricchezza del suo tessuto produttivo ha tutte le carte in regola per consolidare la sua presenza e costruire nuove relazioni, affidabili e durevoli. Tuttavia, occorre preparazione, analisi approfondita, capacità di adattamento e, soprattutto, una strategia di lungo periodo.
